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Reliquiario
Argento dorato
sbalzato, cesellato e fuso
cm. 32x 12
Pietro Rizzo, 1601.

 

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     Il reliquiario, costituito da una base circolare ed un fusto che sorregge il vaso reliquiario, è caratterizzato da una raffinata decorazione che propone elementi del repertorio manierista: mascheroni; festoni, elementi fitomorfi. La teca reliquiaria è costituita da un vaso, che originariamente doveva essere in cristallo di rocca, inglobato da piccole volute perlinate e terminante con un coperchio circolare che riprende il motivo della base e che termina con una crocetta su un globo. L’opera trova un riscontro tipologico nel reliquiario (inv. n. 20) della Galleria Nazionale della Sicilia di Palazzo Abatellis (cfr. M.C. Di Natale, scheda II, 55, in Ori e argenti..., 1989, p. 227) ma, stilisticamente più sobria e contenuta, si può datare tra gli ultimi anni del XVI e i primi del XVII secolo (cfr. inoltre il Reliquiario della Sacra Spina della Chiesa Madre di Termini Imerese in M. Vitella, Gli argenti..., scheda n. 4, 1996). Potrebbe trattarsi del reliquiario d’argento con un vaso di cristallo che viene commissionato nel 1601 dal priore Geronimo da Palermo per le reliquie di Santa Caterina a Pietro Rizzo (cfr. A.S.Pa., not. G.L. Comito, vol. 890 c. 313; idem, fondo S.M.S., vol. 783, c.s.n., cfr. G. Di Marzo, I. Gagini, 1880-83, vol. III, p. 660; G. Mendola, regesto documentario, infra; M.C. Di Natale, infra). Oggi il reliquiario, che risulta privo dell’originario vaso di cristallo, conserva le reliquie di S. Lorenzo (cfr. R. Pace, scheda n. 18, infra) entro un piccolo medaglione come tanti ancora ne conserva il Monastero, ed è ipotizzabile che vi sia stato posto in seguito sostituendo quello originale. Dell’attività di Pietro Rizzo presso il Monastero di S. Martino delle Scale si è gia detto (cfr. scheda n. 4). L’argentiere rivela, specie nelle sue opere più note, i candelieri della Chiesa Madre di Enna, realizzati in collaborazione con Nibilio Gagini nel 1595, e la statua di Santa Lucia del Duomo di Siracusa del 1618, modi legati alla tradizione cinquecentesca con cadenze stilistiche e decorative che «ci portano nel1’atmosfera della Rinascenza» (G. Agnello, 1965, pp. 1-13). Potrebbe anche riferirsi alla nostra opera il documento che attesta 1’acquisto di un reliquiario di cristallo a Milano nel 1598 (A.S.Pa., S.M.S., vol. 780, c.s.n., cfr. G. Mendola, regesto documentario, infra) o quello riguardante l’argentiere Battista Gavarra che nel 1602 viene pagato per un vaso di cristallo grande guarnito di argento dorato per un reliquiario (idem, vol. 783, c.s.n., cfr. G. Mendola, regesto documentario, infra). L’opera viene citata da G. Meli (Catalogo..., 1870"p. 120).

Bibliografia: G. Meli, 1870, p. 120.

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