Caratterizzata da
una ricca decorazione tipica di tanti calici del primo Seicento, 1opera presenta
base circolare, un grosso nodo ovoidale e il sottocoppa ornati con 1alternarsi di
motivi fitomorfi e testine di cherubini alati. Il calice riporta incisa a rilievo sotto la
base la figura del santo Martino a cavallo che divide il mantello con il povero e la data
1603, data che ha spinto ad attribuire 1opera al1argentiere Nibilio Gagini che
in quellanno e attivo presso il monastero di San Martino delle Scale per realizzare
le formelle in argento sbalzato per un paliotto daltare (cfr. scheda n. 8) ed una
cornice per cartagloria, perduta. E stato inoltre osservata la stretta analogia tra
il nodo del nostro calice e quello dei candelieri del Duomo di Enna che il Gagini aveva
realizzato nel 1595 uniformandosi alle novitą introdotte da Scipione di Blasi nei
reliquiari dello stesso Duomo (cfr. C. Guastella, Attivitą..., 1982, p. 200; M.C.
Di Natale, scheda II, 36, in Ori e argenti..., 1989; idem, Argentieri e
miniatori..., in LAbbazia..., 1990, p. 30). Sulla base delle ultime
ricerche documentarie di Giovanni Mendola presso lArchivio di Stato di Palermo (cfr.
regesto documentario, infra) č possibile piuttosto spostare la paternitą
dellopera allargentiere palermitano Pietro Rizzo, che proprio a fianco di
Nibilio Gagini aveva realizzato nel 1595 due dei candelieri della Chiesa Madre di Enna
dallo stesso disegno. Egli riceve dal Monastero di San Martino un pagamento nel 1602 in
conto di un calice, verosimilmente il presente (A.S.Pa., S.M.S. II, vol. 1136, c.s.n.,
cfr. G. Mendola, regesto documentario, infra). Pietro Rizzo (per la cui attivitą
cfr. M.C. Di Natale, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario..., in c. di s.),
autore nel 1618 della statua di Santa Lucia del Duomo di Siracusa, risulta tra
1altro particolarmente attivo presso il Monastero di San Martino negli anni 1593,
1598, 1602, 1607, 1610 e 1611 per la realizzazione di diverse suppellettili (cfr. scheda
n. 4 e seg.). Lidentificazione di queste opere, grazie al nutrito supporto
documentario permette di allargare la conoscenza di questo valido argentiere che,
documentato tra il 1594 e il 1627, riceve importanti commissioni mostrandosi aggiornato
alle novitą formali di gusto tardo-cinquecentesco. Egli ricoprirą anche la carica di
console degli orafi negli anni 1616 e 1622 (cfr. S. Barraja, I marchi..., 1996, pp.
61, 62).
Bibliografia: M. Accascina,
1974, p. 195, fig. 116; C. Guastella, 1982, p. 271, n. 51; M. Petrassi, 1984, p. 45; M.C.
Di Natale, scheda II, 36, 1989, p. 210; idem, 1990, p. 130; idem, infra.
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