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Calice.
Argento sbalzato e cesellato
cm. 23 x 11
Incisione sotto la base S. Martino e 1603
Pietro Rizzo, 1602-1603 .
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     Caratterizzata da una ricca decorazione tipica di tanti calici del primo Seicento, 1’opera presenta base circolare, un grosso nodo ovoidale e il sottocoppa ornati con 1’alternarsi di motivi fitomorfi e testine di cherubini alati. Il calice riporta incisa a rilievo sotto la base la figura del santo Martino a cavallo che divide il mantello con il povero e la data 1603, data che ha spinto ad attribuire 1’opera al1’argentiere Nibilio Gagini che in quell’anno e attivo presso il monastero di San Martino delle Scale per realizzare le formelle in argento sbalzato per un paliotto d’altare (cfr. scheda n. 8) ed una cornice per cartagloria, perduta. E’ stato inoltre osservata la stretta analogia tra il nodo del nostro calice e quello dei candelieri del Duomo di Enna che il Gagini aveva realizzato nel 1595 uniformandosi alle novitą introdotte da Scipione di Blasi nei reliquiari dello stesso Duomo (cfr. C. Guastella, Attivitą..., 1982, p. 200; M.C. Di Natale, scheda II, 36, in Ori e argenti..., 1989; idem, Argentieri e miniatori..., in L’Abbazia..., 1990, p. 30). Sulla base delle ultime ricerche documentarie di Giovanni Mendola presso l’Archivio di Stato di Palermo (cfr. regesto documentario, infra) č possibile piuttosto spostare la paternitą dell’opera all’argentiere palermitano Pietro Rizzo, che proprio a fianco di Nibilio Gagini aveva realizzato nel 1595 due dei candelieri della Chiesa Madre di Enna dallo stesso disegno. Egli riceve dal Monastero di San Martino un pagamento nel 1602 in conto di un calice, verosimilmente il presente (A.S.Pa., S.M.S. II, vol. 1136, c.s.n., cfr. G. Mendola, regesto documentario, infra). Pietro Rizzo (per la cui attivitą cfr. M.C. Di Natale, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario..., in c. di s.), autore nel 1618 della statua di Santa Lucia del Duomo di Siracusa, risulta tra 1’altro particolarmente attivo presso il Monastero di San Martino negli anni 1593, 1598, 1602, 1607, 1610 e 1611 per la realizzazione di diverse suppellettili (cfr. scheda n. 4 e seg.). L’identificazione di queste opere, grazie al nutrito supporto documentario permette di allargare la conoscenza di questo valido argentiere che, documentato tra il 1594 e il 1627, riceve importanti commissioni mostrandosi aggiornato alle novitą formali di gusto tardo-cinquecentesco. Egli ricoprirą anche la carica di console degli orafi negli anni 1616 e 1622 (cfr. S. Barraja, I marchi..., 1996, pp. 61, 62).

Bibliografia: M. Accascina, 1974, p. 195, fig. 116; C. Guastella, 1982, p. 271, n. 51; M. Petrassi, 1984, p. 45; M.C. Di Natale, scheda II, 36, 1989, p. 210; idem, 1990, p. 130; idem, infra.

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