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Reliquiario a busto di Santa Rosalia.
Argento sbalzato, cesellato e fuso;
cm. 42 x 48;
Tommaso Avagnali, 1625.
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    L’opera, che risulta oggi mancante della base originaria, così come della teca contenente le reliquie, è da ritenersi quel reliquiario a busto di Santa Rosalia, commissionato all’argentiere Tommaso Avagnali, citato nell’atto come « napoletano » (cfr. G. Mendola, regesto documentario, infra) e già documentato a Palermo nel 1624 (cfr. S. Barraja, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario"., in c. di s.), che nel 1625 si impegna con 1’Abate Stefano da Palermo ad attenersi al disegno fornito dallo stesso Abate. Il reliquiario è inoltre ricordato dalle Cronache del Monastero dove si legge che venne realizzato «Caput argenteum sancta Rosalia virginis, in quo insignis reliquia ossis auricularis eiusdem asservatur » (Chronica..., ms. VII-B-12, vol. I, c. 184; cfr. inoltre P.A. Tornamira, Cronica..., ms. VI-C-16, c. 331; S.M. Di Blasi, Cronaca..., ms. VII-B-17, c. 447-448) proprio nel 1625, in concomitanza quindi con quel fiorire di reliquiari della Santa che segue il rinvenimento delle ossa sul Monte Pellegrino il 15 luglio 1624 ed il riconoscimento ufficiale della loro autenticità avvenuto il 22 febbraio 1625 (cfr. inoltre R. Pace, scheda n. 1, infra). Il reliquiario presenta la Vergine descritta con i suoi consueti attributi iconografici: la corona di rose sul capo e alcuni gigli in mano, lo sguardo rivolto verso 1’alto in atteggiamento mistico. L’opera, già individuata dalla Di Natale (Argentieri e miniatori..., in L’Abbazia di San Martino, 1990, pp. 135-136), di raffinata bellezza, testimonia una particolare perizia nella resa dei tratti del volto, delle morbide ciocche di capelli e della veste damascata; si distingue da altri busti coevi della Santa, come quello della Cattedrale di Mazara del Vallo (cfr. M.C. Di Natale, Il tesoro..., 1993, p. 33 e P. Allegra, scheda n. 15), quello del Palazzo Arcivescovile di Palermo (cfr. M.C. Di Natale, Santa Rosalia..., 1991, p. 36), quello della Chiesa Madre di Santo Stefano Quisquina (idem, p. 35), per la naturale positura delle mani e in particolare per il gesto in avanti della mano destra che misura lo spazio coinvolgendo il fedele.

 
Bibliografia: M.C. Di Natale, 1990, pp. 135-136; idem, 1991, pp. 39, 41; idem, infra.

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