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Coppia di reliquiari dei Santi Martino e Benedetto.
Argento sbalzato, cesellato e fuso cm. 62 x 17,5
marchi: (T)C29 e (F)BV(R)28 argentiere palermitano, 1728 e 1729
consoli di Palermo Francesco Burgarello, 1728 e Tommaso Cipolla, 1729.
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  I due reliquiari floreali contenenti le reliquie dei Santi Padri Martino e Benedetto (cfr.. R. Pace, scheda n. 15, infra), sono stati recentemente rinnovati rivestendoli con una nuova patina d’argento. Presentano base mistilinea e gradinata decorata da tre volute alternate da motivi cuoriformi. Il fusto risulta chiaramente scandito longitudinalmente con un nodo ancora vicino a moduli seicenteschi. Le reliquie sono conservate entro un armonioso intrecciarsi di foglie e di fiori che ricalca modelli ampiamente diffusi in particolare intorno al secondo quarto del secolo XVIII: ne sono esempio varie opere che presentano la stessa decorazione floreale, dai vasi con frasche che frequentemente ornavano gli altari, raffinata opera delle maestranze palermitane del secolo XVII e XVIII, come quelli del Tesoro della Cappella Palatina (cfr. M.C. Di Natale, schede II, 199 e II, 200, in Ori e argenti..., 1989), alle cornici floreali per la devozione privata, come quelle di collezione Virga del 1739 e del 1817 (cfr. M.C. Di Natale, scheda II, 162, in Ori e argenti..., 1989, p. 297). Tra i reliquiari floreali raffrontabili ai nostri e il reliquiario, del 1737, di San Benedetto e Santa Scolastica del Monastero delle suore benedettine di Geraci Siculo (cfr. M.C. Di Natale, I tesori..., 1995, pp. 29, 37) e quelli di Santa Rosalia del Tesoro della Cattedrale di Palermo (cfr. M.C. Di Natale, Santa Rosalia..., 1991, p. 47), oltre agli esemplari esistenti nello stesso tesoro del Monastero di San Martino (cfr. schede nn. 19, 20, 23, 26), generalmente citati da M. Accascina (Oreficeria..., 1974, p. 266). Le teche contenenti le reliquie non sono quelle originali. In uno dei due reliquiari č leggibile il marchio TC29 da riferire al console del1’anno 1729 Tommaso Cipolla (cfr. S. Barraja, I marchi..., 1996, p. 74), appartenente alla nota famiglia di orafi e argentieri palermitana console anche nell’anno 1725 (cfr. S. Barraja, ibidem). Nell’altro reliquiario risulta di difficile lettura, a causa delle recenti opere di ripulitura, un marchio diverso, verosimilmente del console dell’anno 1728, Francesco Burgarello (FBUR28; cfr. S. Barraja, I marchi..., 1996, p. 74), valente orafo palermitano che ricopre diverse cariche all’interno della Maestranza tra il 1714 e il 1728 (cfr. S. Barraja, ad vocem, in L. Sarullo, Dizionario..., vol. IV, in c. di s.). Doveva esercitare anche 1’attivitą di argentiere come rivela un documento del 1730 che attesta un pagamento a Francesco Burgarello per due cassette d’argento per servizio del Reliquiario del Monastero (cfr. C. Sorce, Regesto documentario, infra). In nessuna delle due opere risulta leggibile il marchio dell’artefice.

Inediti.

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