Il quadro si colloca in un
momento particolare delliter artistico del toscano: a cinque anni dalla prima
«svolta» siciliana della sua pittura (vedi, in tal senso, il SantAntonio Abate
di Licata, 1603), quando rigenera il suo stile desumendo elementi da Vincenzo da Pavia e
da Giuseppe Alvino e li ristruttura con eleganza e plasticità tutte fiorentine (confronta
in proposito il partito decorativo del SantAntonio citato con quello
realizzato da Cristofano Gherardi in Palazzo Vecchio a Firenze); e a due anni dal suo
incontro con larte caravaggesca a Messina (che chiarì indizi stilistici, ma anche
cronologici, dimostrano non possa essere avvenuto a Malta), presumibilmente allepoca
della realizzazione del San Francesco stigmatizzato (la cui esecuzione si colloca,
verosimilmente, intorno al 1610) per la stessa chiesa dove il Merisi aveva lasciato
lAdorazione dei pastori (entrambi i dipinti sono oggi al Museo Regionale
della città). Del Caravaggio, Filippo Paladini assorbe e reimpiega, con un taglio del
tutto personale, luso della luce. E inoltre lecito pensare che, sempre a Messina, il
Paladini abbia rinvigorito la propria vena manieristica grazie alla visione delle opere
lasciate da Polidoro da Caravaggio (vedi, del Paladini, il San Giacomo apostolo di
Malta, del 1611).
Dante Bernini
(Mostra..., 1967, pp. 55-56), ricordando una giusta osservazione di Rezzonico sulla
forte somiglianza tra la figura col copricapo in basso a destra nella Predica e una
analoga nel Martirio di SantIgnazio (1613) della chiesa eponima di Palermo,
sottolinea una persistente dipendenza, da parte dellartista, da moduli compositivi
appartenenti alla cultura fiorentina. E, in effetti, alcuni personaggi, ad esempio la
madre con il bambino in basso al centro, richiamano le scene domestiche affrescate da
Alessandro Allori a Pitti. Nella Predica, Paladini da un respiro popolare
allevento raffigurato, incrociando la rappresentazione sacra con una scena che si
potrebbe quasi definire «di genere» ante litteram, Ritornando al Martirio di
Sa tIgnazio, che Bernini prendeva come confronto e che vedeva fortemente
influenzato dalla Decollazione del Battista di Caravaggio, ritengo che in realtà
sia debitore della copia del veronesiano Convito in casa di Levi che si trova nel
refettorio di San Martino delle Scale e che quasi sicuramente il Paladini vide nel 1608.
Riguardo ancora alla Predica, nei taccuini siracusani dellartista esistono
due disegni che sono ad essa riferibili.
Daniele De Joannon
Bibliografia: D. Bernini, 1967, pp. 55-56, con
bibliografia.