Filippo Paladini

Predica del Battista, 1608
Iscrizione: «PH. PAL. 1608»
Olio su tela, cm. 289 x 197
Ubicazione: Chiesa, quarta cappella a destra
 
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     Il quadro si colloca in un momento particolare dell’iter artistico del toscano: a cinque anni dalla prima «svolta» siciliana della sua pittura (vedi, in tal senso, il Sant’Antonio Abate di Licata, 1603), quando rigenera il suo stile desumendo elementi da Vincenzo da Pavia e da Giuseppe Alvino e li ristruttura con eleganza e plasticità tutte fiorentine (confronta in proposito il partito decorativo del Sant’Antonio citato con quello realizzato da Cristofano Gherardi in Palazzo Vecchio a Firenze); e a due anni dal suo incontro con l’arte caravaggesca a Messina (che chiarì indizi stilistici, ma anche cronologici, dimostrano non possa essere avvenuto a Malta), presumibilmente all’epoca della realizzazione del San Francesco stigmatizzato (la cui esecuzione si colloca, verosimilmente, intorno al 1610) per la stessa chiesa dove il Merisi aveva lasciato l’Adorazione dei pastori (entrambi i dipinti sono oggi al Museo Regionale della città). Del Caravaggio, Filippo Paladini assorbe e reimpiega, con un taglio del tutto personale, l’uso della luce. E inoltre lecito pensare che, sempre a Messina, il Paladini abbia rinvigorito la propria vena manieristica grazie alla visione delle opere lasciate da Polidoro da Caravaggio (vedi, del Paladini, il San Giacomo apostolo di Malta, del 1611).

     Dante Bernini (Mostra..., 1967, pp. 55-56), ricordando una giusta osservazione di Rezzonico sulla forte somiglianza tra la figura col copricapo in basso a destra nella Predica e una analoga nel Martirio di Sant’Ignazio (1613) della chiesa eponima di Palermo, sottolinea una persistente dipendenza, da parte dell’artista, da moduli compositivi appartenenti alla cultura fiorentina. E, in effetti, alcuni personaggi, ad esempio la madre con il bambino in basso al centro, richiamano le scene domestiche affrescate da Alessandro Allori a Pitti. Nella Predica, Paladini da un respiro popolare all’evento raffigurato, incrociando la rappresentazione sacra con una scena che si potrebbe quasi definire «di genere» ante litteram, Ritornando al Martirio di Sa t’Ignazio, che Bernini prendeva come confronto e che vedeva fortemente influenzato dalla Decollazione del Battista di Caravaggio, ritengo che in realtà sia debitore della copia del veronesiano Convito in casa di Levi che si trova nel refettorio di San Martino delle Scale e che quasi sicuramente il Paladini vide nel 1608. Riguardo ancora alla Predica, nei taccuini siracusani dell’artista esistono due disegni che sono ad essa riferibili.

Daniele De Joannon

 

Bibliografia: D. Bernini, 1967, pp. 55-56, con bibliografia.

 

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